#ChiesinaUzzanese. Un ordine del giorno a favore dei piccoli comuni.

Nel prossimo Consiglio Comunale discuteremo un’ordine del giorno riguardante l’importanza dei piccoli Comuni. Il documento, presentato dal Gruppo Consiliare “Per Chiesina Uzzanese – Non fermare il Cambiamento” di cui sono Capogruppo, è stato approvato in molte assemblee municipali Toscane a seguito di un’assemblea convocata a Firenze dopo i numerosi tentativi di minare l’autonomia dei Comuni. Come saprete ho già espresso più di una volta la mia idea sul tema (leggi qui) e sono felice che potremo parlare di ciò in Consiglio Comunale.

Il CONSIGLIO COMUNALE 

 

PREMESSO

– che l’art 5 della Costituzione Italiana riconosce e promuove le autonomie locali;

– che la rete dei comuni italiani ha costituito storicamente, e costituisce ancora oggi, una struttura fondamentale per la coesione sociale, il senso civico, la valorizzazione delle specificità e delle tradizioni, la cura del territorio e del paesaggio e la promozione culturale;

 

– che il Comune è il soggetto primario per l’erogazione dei servizi ai cittadini e svolge un insostituibile ruolo per lo sviluppo economico locale sostenibile; 

 

– che il Comune, e in particolare il Consiglio Comunale, rappresentano il livello istituzionale di base più vicino ai cittadini ed ai territori, costituendo il primo strumento per l’esercizio della democrazia tramite la partecipazione e la rappresentanza comunale. 

 

CONSIDERATO

– che in Italia sono presenti circa 8.000 Comuni, un numero inferiore se paragonato alle altre grandi nazioni europee. Ad esempio la Francia conta 36.000 Municipi e la Germania 12.000;

– che in Italia è presente un Comune ogni 7.600 abitanti mentre in Francia ne è presente uno ogni 1.800 e in Germania uno ogni 6.800;

– che in Italia è presente un Comune ogni 37 km quadri mentre in Francia ne è presente uno ogni 18 e in Germania uno ogni 29.

 

CONSTATATO

– il valore storico, economico e culturale dei piccoli comuni, che rappresentano spesso l’unico presidio istituzionali in ampie aree del Paese, contenitori di importanti patrimoni ambientali, paesaggistici, culturali e sociali, che costituiscono a loro volta significative risorse per l’agricoltura, l’artigianato e il turismo. 

 

RILEVATO

– il recente, manifesto e rinnovato interesse espresso dal Governo centrale, supportato e propagandato in ambito regionale, sul tema delle fusioni di comuni al di sotto di una soglia di residenti, motivato da asserite e non dimostrate logiche di risparmio e razionalizzazione amministrativa, propedeutico ad una drastica soppressione di comuni e ad una riduzione del loro numero; 

– che tale interesse sembrerebbe preludere a specifici provvedimenti che impongano le fusioni o che tendano a renderle obbligatorie nei fatti attraverso la determinazione di incentivi e la creazione di canali privilegiati per i comuni fusi a discapito degli altri. 

 

CONSIDERATO

– che tale approccio, di natura prettamente contabile-amministrativa, non si fonda su alcuna evidenza di  dati, e che in realtà l’impatto dei costi dei piccoli comuni è marginale, sia in valore assoluto che percentuale, e soprattutto in relazione all’enorme valore che gli stessi comuni rappresentano in tema di vicinanza ai cittadini, gestione di territori vasti e spesso marginalizzati dalle scelte centralistiche di governo; 

– che valutazioni fondate solo sul parametro del numero degli abitanti impediscono di comprendere come i processi di fusione, soprattutto nelle zone rurali, possano creare, o aggravare, le criticità connesse all’estensione territoriale dei Comuni, la cui eccessiva ampiezza incide negativamente sull’efficienza nell’erogazione dei servizi ai cittadini. 

 

RITENUTO

– che smantellare i piccoli comuni e privare le realtà locali delle istituzioni di maggiore prossimità agli abitanti costituisce una grave ferita per la democrazia e contrasta con la necessità di rilancio economico e sociale delle aree rurali e interne; 

 

– che le politiche di razionalizzazione debbano riguardare la gestione dei servizi comunali, dai quali derivano i costi e dipende l’efficienza dell’azione amministrativa, e non gli organi di rappresentanza politica che nei piccoli comuni, a fronte di costi insignificanti, sono elementi fondamentali di partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica che i processi di fusione andrebbero a cancellare; 

 

– che dunque le necessarie e improrogabili politiche di razionalizzazione, valorizzazione e coordinamento di territori e comunità debbano essere perseguite utilizzando gli strumenti delle associazioni dei servizi, attraverso convenzioni e soprattutto nelle Unioni dei Comuni, e che eventuali provvedimenti di fusione tra comuni debbano essere portati avanti solo laddove esista una chiara ed esplicita volontà delle popolazioni locali, connessa a situazioni di reale marginalità abitativa e ad una riconosciuta perdita di coesione sociale e del senso di comunità. 

 

ESPRIME 

– forte preoccupazione sul rinnovato interesse del Governo centrale e regionale sul tema della fusione dei comuni e sulla spinta centralistica che ne può scaturire; 

– dissenso sull’impostazione, di natura prettamente contabile-amministrativa e priva di ogni considerazione di altri valori, che caratterizza l’approccio che Governo centrale e regionale hanno assunto su questo specifico tema e sulle asserite, ma non dimostrate, rilevanti economie che scaturirebbero da processi di fusione. 

 

AFFERMA

– la centralità dei comuni ed il valore delle autonomie comunali nei contesti economici, territoriali e sociali di riferimento; 

– il valore del Comune come livello primario di cittadinanza, di partecipazione e di democrazia, e del sistema delle autonomie locali come fondamento dell’assetto costituzionale della Repubblica Italiana; 

– il rispetto dell’art 5 della Costituzione della Repubblica Italiana che “[…] riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento”; 

– che ogni eventuale progetto di fusione tra comuni debba essere considerato in via eccezionale e debba provenire da istanze popolari ed esplicitamente accettato dalla maggioranza degli abitanti di ogni comune coinvolto; 

– l’improponibilità di fusioni tra comuni senza il consenso della popolazione di ogni comune, e la contrarietà ad ogni legge o provvedimento che preveda l’obbligo di fusioni, o che lo determini nei fatti attraverso ingiustificate e pretestuose disparità di trattamento tra i comuni che intraprendono la strada delle fusioni e quelli che invece scelgono quella delle Unioni dei Comuni o delle convezioni; 

– la necessità di coniugare la tutela dell’autonomia comunale con adeguate e coerenti politiche d’area, tramite gli strumenti intercomunali che la legge mette a disposizione, promuovendo le funzioni associate con l’obiettivo di favorire l’uguaglianza tra i cittadini, l’efficienza dei servizi pubblici e la programmazione territoriale. 

 

IMPEGNA 

– il Sindaco, la Giunta e le forze politiche presenti in Consiglio comunale a tenere alto il valore dell’autonomia comunale messo in discussione dalle fusioni.

 

RESPINGE 

– ogni iniziativa che, in tema di accesso alle risorse ed alle contribuzioni per gli enti locali, privilegi i comuni che intraprendono percorsi di fusione rispetto a tutti gli altri, in quanto tali azioni si baserebbero su principi discriminatori tra gli enti, e arrecherebbero un danno ai cittadini di quei comuni che venissero penalizzati nella realizzazione di opere e progetti. 

 

INVITA 

– la Regione Toscana a supportare tali iniziative intercomunali, abbandonando eventuali progetti di fusioni “imposte”, di fatto o per legge, a comuni che le rifiutino, ed a valorizzare ogni elemento di natura sociale, territoriale ed economica che caratterizza ogni singolo Comune, nonché a sostenere la rete dei piccoli comuni. 

 

RIVOLGE 

– al Parlamento e al Governo un appello per un rapido iter approvativo del disegno di legge contenente “Misure per il sostegno e la valorizzazione dei comuni con popolazione pari o inferiore a 5.000 abitanti e dei territori montani e rurali nonché deleghe al Governo per la riforma del sistema di governo delle medesime aree e per l’introduzione di sistemi di remunerazione dei servizi ambientali”.

 

DECIDE 

– di inviare il presente ordine del giorno al Governo, ai Presidenti dei due rami del Parlamento, al Presidente della Regione Toscana, al Presidente del Consiglio Regionale, ai Sindaci della provincia di Pistoia, ad ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni italiani), ANCI Toscana, ANPDCI (Associazione Nazionale Piccoli Comuni d’Italia), UNCEM (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani), UNCEM Toscana, alle altre associazioni delle autonomie ed agli organi di informazione.